Third Person
In tre città diverse in giro per il mondo ci sono tre coppie variamente in crisi o impegnate a costruirsi un domani sulle macerie di rispettive brutte esperienze sentimentali che ne hanno segnato l’anima. A New York c’è Liam Neeson che è un ex Premio Pulitzer da anni in crisi di ispirazione e deciso a ritrovarla dopo essersi chiuso in un lussuoso albergo di Parigi dove non solo sta cercando di scrivere con fatica un nuovo romanzo, ma soprattutto è alle prese con la nuova amante, la bizzosa Olivia Wilde, giovane e spigolosa scrittrice ròsa dall’ambizione del successo e pronta a tutto pur di raggiungerlo servendosi anche di lui in maniera sfrontata.
Spostandosi più a sud troviamo invece Adrien Brody che è uno spregiudicato ladro di modelli di stilisti italiani che trafuga grazie alla collaborazione di impiegati compiacenti all’interno delle varie maison nostrane. Lo incontriamo a Roma in preda a un’allergia culturale a tutto ciò che è italiano e al profondo senso di disorganizzazione che domina ovunque nel paese. Quando in un bar gestito da uno spaesato Riccardo Scamarcio incontra la bella zingara Moran Atias (che in realtà è una nota attrice israeliana qui convertita in gitana da stereotipo), ne rimane colpito. Al punto da decidersi farsi in quattro per lei quando alla donna viene sottratta un’ingente somma destinata a suo dire alla figlia rapitale da un losco figuro. Ma per lui sarà solo l’inizio di una brutta avventura in odore di truffa che lo porterà fino in Puglia per capire di essere stato al centro di un raggiro in grande stile il cui esito ultimo è la sorpresa dell’amore vero.
Spostandoci infine a New York, troviamo la terza coppia la cui burrascosa storia è però arrivata al capolinea e adesso è solo un grumo di rabbia e (dis)amore. Mila Kunis è un’attrice di soap opera un po’ squinternata mentalmente e impegnata nella battaglia per l’affidamento del figlio che ha avuto con James Franco, celebre artista newyorkese che l’ha rimpiazzata con una nuova compagna meno instabile e inaffidabile di lei e che è deciso a opporsi alle sue richieste sulla scorta di un oscuro episodio di presunte violenze domestiche avvenuto anni prima.
Come si può ben vedere, l’impianto narrativo su cui poggia il film è una classica vicenda corale nella quale si assiste a un intersecarsi di tre diverse storie legate però soltanto da fragili elementi condivisi (l’ex moglie di Adrien Brody è l’avvocatessa Maria Bello che sta cercando di aiutare Mila Kunis nella sua battaglia per l’affidamento, mentre Mila Kunis fa la cameriera nell’albergo in cui Liam Neeson si è andato a rinchiudere per trovare l’ispirazione perduta). Il che non deve affatto stupire se si considera che a scrivere e dirigere il film è stato Paul Haggis, nel cui gloriosissimo passato di grande sceneggiatore ci sono titoli quali gli eastwoodiani Million Dollar Baby, Flags of our Fathers, Lettere da Iwo Jiwa, ma anche i due James Bond di Casino Royale e Quantum of Solace, e titoli di culto del calibro di Crash – Contatto fisico e Nella valle di Eliah di cui ha firmato anche la regia. Molti script nei quali la coralità delle vicende a incastro aveva non a caso un ruolo decisivo.
Il problema è che questa caratteristica strutturale che nei titoli citati era spesso un punto di forza oltre che un autentico marchio di fabbrica distintivo della poetica di Paul Haggis, in questo irrisolto tentativo di dramma di coppia collettivo s’impone come l’elemento di gran lunga più fragile. Una debolezza di fondo destinata a far scricchiolare le già vacillanti giunture di una sceneggiatura nata più che altro intorno a tre variazioni sul tema dell’amore possibile che devono aver appassionato l’autore prese ciascuna per se stessa, ma che lo hanno poi costretto ad arrampicarsi sui vetri per farle convivere in maniera funzionale nello schema telefonato dell’impianto corale.
Se infatti lo spettatore passa buona parte della prima ora a domandarsi che cos’abbiano a che spartire le vicende umane e sentimentali dei protagonisti della ronde in progress che Haggis allestisce, è difficile far digerire anche al meno attrezzato e scaltro di essi quanto accade a un certo punto nell’intersecarsi balzano delle storie che vedono coinvolti Liam Neeson e Olivia Wilde da una parte e Mila Kunis e James Franco dall’altra. Dei primi si ribadisce infatti fino alla nausea che si trovano a Parigi (mostrata con spiacevole vocazione alla cartolina turistica), mentre i secondi sono immersi negli isterismi tipici di una New York non meno stereotipata. Ciò non ostante, come se nulla fosse, a un certo punto viene fuori che l’albergo di lusso nel quale Mila Kunis lavora combinando guai in serie è lo stesso in cui la coppia di scrittori si affronta in feroci logomachie alternate a baruffe sotto le lenzuola e agnizioni più o meno sconcertanti!
Anche volendo sarebbe difficile giustificare una topica di quel tipo con la volontà da parte di Haggis di andare aldilà delle logiche tradizionali della narrazione scegliendo invece la via di un percorso alogico che privilegia le fibrillazioni del cuore per assecondare i sussulti interiori di ciascuno dei personaggi coinvolti, diversamente devastati dall’amore o dalla perdita di esso (come accade a una quasi irriconoscibile Kim Basinger, moglie abbandonata di Liam Neeson), e quindi proprio per questo portati a interagire in barba alle più elementari regole della coerenza spazio-temporale.
Non meno irrisolta sembra poi la relazione tra il titolo (quanto mai oscuro) e i temi portanti che fanno da perno narrativo al film. Le «terze persone» cui il film allude nel suo biglietto da visita sui poster non si capisce bene se siano il tertium non datur che si inserisce in una relazione e che ne sconquassa i già fragili equilibri, oppure se si debba invece pensare a certi oscuri eventi che hanno destabilizzato le esistenze di tre dei sei membri delle nuove coppie appena createsi e cui si allude qua e là in maniera ondivaga nel corso del film (la morte di un figlio per Neeson/Basinger e per Brody/Bello e un presunto episodio di violenza domestica che ha visto protagonista Mila Kunis e il figlio da lei avuto con James Franco).
Che a tutti capiti di sbagliare un film non è certo cosa infrequente. Come si suol dire, succede anche nelle migliori famiglie. Basti pensare al micidiale uno-due involontariamente assestato da Woody Allen con Midnight in Paris e To Rome with Love, dove l’amore per due città dell’anima avrebbe dovuto partorire altrettanti accorati tributi mentre ha di fatto prodotto una piccola gemma in terra di Francia insieme a quello che è probabilmente il peggior tonfo artistico di Allen nel goffo tentativo di regalare ai fan la sua versione di Italia made in Fellini fuori tempo massimo.
E il paragone con Woody Allen non è del tutto inappropriato perché anche Haggis sembra essere caduto nello stesso tranello proprio nell’episodio che ha forse sentito più come suo: cercando di manifestare l’amore per il nostro paese nel personaggio di uno spaesatissimo e quasi imbarazzante Adrien Brody (che invece detesta qualsiasi cosa sia italiana e non vede l’ora di saltare su un aereo per tornare negli amati Stati Uniti), ha inanellato una serie di stereotipi talmente lisi e flosci da rischiare di sfigurare anche in un ipotetico e scongiurabile sequel di Under the Tuscan Sun, indigeribile centone di abusati cliché sul nostro paese.
Peccato perché da questo quarto film di Paul Haggis – che non a caso approda nelle nostre sale con quasi due anni di ritardo rispetto all’uscita negli USA – sarebbe stato lecito aspettarsi davvero molto di più. E non solo per quanto fatto da questo geniale autore canadese più nel campo della scrittura cinematografica che dietro la macchina da presa, ma soprattutto per l’incredibile cast messogli a disposizione con un ingorgo tale di stelle hollywoodiane e non di primissima grandezza da permettersi il lusso di relegare ai margini di un gregariato da tre minuti di pellicola nomi del calibro di Kim Basinger e Riccardo Scamarcio.
Trama
In tre città lontane nello spazio ma soprattutto nella geografia culturale (Parigi, New York, Roma) si intersecano senza mai veramente incontrarsi tre storie d’amore in cui passione, fiducia e tradimento coinvolgono tre diverse coppie che sembrano non avere nulla in comune se non i costanti alti e bassi sentimentali di ogni coppia di questo mondo.
di Redazione