Monuments Men

Tratto dal libro The Monuments Men di Robert Edsel e Brett Witter – che si basa su fatti realmente accaduti – l’ultimo film di George Clooney racconta una storia insolita, singolare, non priva di fascino: durante la Seconda Guerra Mondiale Frank Stokes, uno storico dell’arte americano, ottiene l’autorizzazione da Roosvelt per mettere insieme un gruppo di esperti d’arte con lo scopo di recarsi in Europa per salvaguardare il patrimonio artistico di varie nazioni, che i nazisti in ritirata stanno trafugando e nascondendo, e spesso distruggendo.

Ecco allora che questo bizzarra comitiva di uomini non più giovani si dichiara eroicamente pronta a rischiare la vita combattendo per salvare i capolavori di Michelangelo, Raffaello, Picasso e Mirò. Nel ruolo di Frank Stokes troviamo un George Clooney ottimista e determinato, che coordina questa curiosa missione di guerra indirizzando i suoi fidati collaboratori qua e là attraverso l’Europa devastata dai bombardamenti. Sarà una donna francese, Rose – che è stata costretta a lavorare per gli occupanti – ad aiutarli nella loro complicata missione, fornendo preziosissime informazioni segrete che ha accuratamente archiviato nel corso del tempo.

Tra commedia e action movie, a ben guardare Monuments Men non sembra pensato per essere un film di guerra, quanto piuttosto un divertissement ricco di piacevole ironia a cui la guerra fa da sfondo, non tanto come realtà tangibile e concreta (violenza e miseria si intuiscono, sono suggerite ma non problematizzate) quanto piuttosto come idea, come simbolo massimo della barbarie umana, che assieme a molte vite cancella quanto di più nobile e alto l’umanità possa creare, concepire e costruire: l’arte e la cultura, gli elementi necessari cioè a definire l’identità e la storia di un popolo. Divertissement quindi, ma costruito attorno a un concetto non solo giusto, ma anche doveroso e necessario da ribadire e ricordare, e proprio in questo sta uno dei maggiori pregi del film.

Monuments Men, forte di un ottimo soggetto e soprattutto di un cast veramente eccezionale (accanto a Clooney spiccano John Goodman, Bill Murray, Matt Damon e Cate Blanchett) vuole insomma portare avanti una riflessione importante senza tuttavia rinunciare allo spettacolo, cercando di conquistare lo spettatore anzitutto attraverso il pathos e l’emotività. Nell’insieme, visti gli ottimi presupposti, il film riesce nel suo intento, ma non si può non restare dubbiosi di fonte a una discutibile scelta, comune del resto a tanto (seppur ben fatto) cinema americano: quella di appesantire il film con una dose davvero eccessiva di patriottismo, che sfocia infine in una autoesaltazione – sebbene stemperata da una opportuna comicità – di cui si farebbe volentieri a meno. E’ qui che il lungometraggio trova il suo limite, pur restando tuttavia ineccepibile sotto molti altri aspetti: dialoghi e interpretazioni brillanti e vivaci, buon ritmo narrativo, scene ottimamente costruite e orchestrate.

Notevoli e suggestive, ad esempio, le sequenze della scoperta delle opere rubate e nascoste: migliaia di quadri e oggetti d’arte affastellati al buio sotto terra, in attesa di essere trasportate nel cosiddetto “Museo del Fuhrer”, folle progetto frutto della megalomania e dell’assurdo delirio di onnipotenza di Hitler.

Se il Clooney regista non avesse ceduto alla retorica e alla celebrazione dell’eroismo made in U.S.A., forse sarebbe rimasto più spazio per l’introspezione dei singoli personaggi, dei quali in fondo poco viene raccontato, sebbene Monuments Men punti moltissimo proprio sulla “presenza attoriale” degli interpreti e sulle atmosfere che questa riesce, da sola – in molti passaggi – a imprimere al film. Interessante insomma – e anche nobile – la sostanza del discorso, di cui è emblema il leimotiv del film: vale la pena sacrificare una vita umana per un’opera d’arte? Ma resta qualche incertezza sul risultato finale dell’operazione: un film ben confezionato e anche godibile, ma poco “autoriale” e spontaneo, per certi versi prevedibile nella sua lettura storica non priva di manicheismo.

Trama

Durante la Seconda Guerra Mondiale lo storico dell’arte americano Frank Stokes (George Clooney) mette assieme uno strampalato gruppo di studiosi, curatori e artisti – quasi tutti non più giovani – che si improvvisano coraggiosamente soldati; la loro inconsueta missione è quella di salvare il patrimonio artistico europeo che i nazisti stanno abilmente trafugando o impunemente distruggendo. Per amore dell’arte e della cultura i protagonisti si metteranno quindi alla prova rischiando la propria vita.


di Arianna Pagliara
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