45 Anni
“Smoke Gets in Your Eyes”: all’inizio del film la canzone è solo un accenno affidato a Kate; alla fine, nella più celebre delle sue cover, quella dei Platters, accompagna l’apertura del ballo per il 45° anniversario di matrimonio mentre Kate tra le braccia di Geoff ripensa amaramente a una storia d’amore che non c’è più e che forse non c’è mai stata. “Le canzoni d’amore sono stupide, più sono stupide più sono vere”, diceva Fanny Ardant nella Signora della porta accanto. Nel nostro caso sono vere senza essere stupide. “When a lovely flame dies/ smoke gets in your eyes” (quando la fiamma d’amore si spegne/ tu hai il fumo negli occhi): dicono le parole di Otto Harbach avvolte nelle spire musicali di Jerome Kern. E nella loro malinconia riposa l’anima crepuscolare, brumosa, ovattata di questo 45 anni.
Solo fumo negli occhi: questo è l’epilogo che Kate fa suo nell’atmosfera chiassosa della festa quando sul suo volto riappare la maschera della donna che si sente ferita, umiliata, tradita dai silenzi, dalle omissioni e dalla superficialità del suo uomo, pronto a scommettere che una nuova vita può ripartire, ma in realtà convinto che alla sua età le scelte sono molto limitate, quasi inesistenti. Andrew Haigh disegna un film dove le battute sono importanti come i silenzi e le passioni si esprimono con piccoli gesti o un batter d’occhio. Tutto è misurato, calibrato, come nel miglior cinema inglese. Che da anni racconta magistralmente storie d’anziani, lampi d’amore senile, le dure prove del tempo. Un solo nome, Mike Leigh.
45 anni è il racconto della settimana che precede la festa per l’anniversario di matrimonio di Geoff e Kate Mercer, una coppia di settantenni della provincia inglese. La quieta routine, scandita anche da un delicato intreccio di sentimenti, è sconvolta dall’arrivo di una lettera che rivela al marito che il corpo del suo primo amore, vittima di una sciagura alpina, è stato ritrovato perfettamente conservato in un ghiacciaio svizzero. Geoff e Kate sono turbati, iniziano a veder compromessa la loro armonia, tentano la scorciatoia di un ultimo amplesso, ma la reazione li segna in maniera diversa. Geoff si accorge di aver dissimulato per mezzo secolo un sentimento mai estinto per Katya, la donna persa tragicamente, si accusa forse di averlo metabolizzato con un’ordinaria vita di campagna, ma alla fine cerca di soffocarne il ricordo recuperando momenti del suo passato: il vizio del fumo, la lettura di Kierkegaard, certe scelte musicali. Kate afferma inizialmente che quel passato appartiene solo a Geoff, ma in realtà si accorge di nutrire per il marito un amore cieco, assoluto, che non ammette devianze, ma che si sgretola progressivamente alle prese con la gelosia del passato fino a convincersi che il suo matrimonio è stato per Geoff un ripiego, una soluzione di riserva. La scoperta accidentale, offertale da una fotografia, che Katya era incinta la conferma nella sua convinzione perché il suo matrimonio non è stato segnato dalla nascita di figli.
Le dinamiche interne di una coppia di settantenni, nel momento in cui una minaccia esterna ne mina la stabilità, sono servite da una sceneggiatura impeccabile e pone domande per le cui risposte è centrale l’età dei protagonisti. E’ possibile anche a una certa età fare delle scelte o il tempo trascorso ci costringe ad accettare situazioni che altrimenti verrebbero rifiutate? Geoff e Kate si guardano indietro, analizzano il loro percorso e si accorgono di quanto la senescenza sia vicina. Ma l’uomo si sente giunto ad un’età in cui le decisioni sono irreversibili e che gli errori commessi vanno accettati. Nel discorso che pronuncia al pranzo per i 45 anni, dice che le scelte sono più importanti e difficili in età giovanile, quando le possibilità sono tante, ma che a una certa età queste sono molto limitate. Ed è con questa convinzione che si impegna a ballare con la moglie la canzone legata alla loro storia. Kate invece rimpiange ciò che non può più avere dalla vita, scopre intorno a sé un vuoto che denuncia la mancanza di una relazione sentimentale vera e propria. Balla ancora una volta “Smoke Gets in Your Eyes”, ma poi si allontana dal marito convinta della rottura del legame sentimentale, disposta al massimo a sviluppare un rapporto più di convivenza che di amore.
Haigh, qui al suo terzo lungometraggio, gestisce abilmente la tensione crescente con una drammaturgia che analizza tutti i fattori che compromettono l’unità della coppia. Lo sguardo è distaccato, ma non privo di pietà. Non è naturale, si chiede il regista, che a una certa età si abbiano rimpianti per una scelta sbagliata o un’occasione perduta? L’emotività non esplode mai, ma grazie alla magia di Charlotte Rampling e Tom Courtenay (entrambi premiati a Berlino), viene esplorata tutta la gamma delle emozioni, si registrano gli shock sotto la pelle. La macchina da presa indulge sui primi piani dei protagonisti o li inquadra insieme ma su piani diversi, lasciandone uno sfocato, segno di un rapporto ormai corroso. Il paesaggio riflette la vita interiore dei personaggi. La contea di Norfolk, utilizzata per gli esterni, è desolata e piatta, senza confini naturali, senza colline, vuota, perfettamente rispondente alla situazione dei personaggi e crea un contrasto con la vita, ricordataci dalle fotografie, che Geoff e Katya avevano avuto sulle montagne svizzere.
Trama
Geoff e Kate Mercer sono sposati da 45 anni e si apprestano a festeggiare il loro anniversario con un grande ricevimento. Ma una lettera destinata a Geoff sconvolge le loro vite: in un ghiacciaio svizzero è stato ritrovato, intatto dopo 50 anni, il corpo di Katya, la precedente compagna di Geoff. Inesorabilmente la notizia sconvolge i due coniugi minando il loro equili
di Giorgio Rinaldi