La 41ª edizione del Bergamo Film Meeting
Davide Magnisi fa il punto sull'ultima edizione del Bergamo Film Meeting.

Si è svolta dall’11 al 19 marzo la 41ª edizione del Bergamo Film Meeting, che può essere considerato il paradiso dei cinefili. Per nove giorni Bergamo è stata illuminata da una selezione di film di eccezionale qualità, con sale sempre piene di pubblico, sia per il concorso dei lungometraggi che per quello dei documentari e per le straordinarie retrospettive, scelte con cura dalla direzione artistica di Angelo Signorelli, Annamaria Materazzini e Fiammetta Girola.
A Bergamo si è potuta ammirare tutta la filmografia di Jaco Van Domael, fin dai primi cortometraggi, proiezioni accompagnate dallo stesso autore che ha tenuto un indimenticabile incontro, in cui si è potuto conoscere meglio l’immaginario onirico, ironico, e la natura della travolgente, complessa ed ellittica struttura narrativa delle sue opere. Stessa cosa per la regista svizzera Ursula Meier, di cui si è vista una retrospettiva completa di documentari, cortometraggi e lungometraggi, con i dolori e le ferite dei suoi claustrofobici universi familiari. Tra i momenti memorabili del festival, l’incontro con l’attore e regista polacco Jerzy Stuhr, all’interno di una retrospettiva completa di tutti i film da lui diretti e di alcune delle sue migliori prove d’attore, con autori come Krzysztof Kieślowski, dalla Cicatrice al Cineamatore al Decalogo. Preziosissima, poi, la retrospettiva completa dell’opera di Michaela Pavlátová, affascinante ed enigmatica autrice di lungometraggi, ma soprattutto cortometraggi d’animazione, di eccezionale talento nel condensare, in pochi minuti, i più profondi sentimenti umani, in immagini dall’ipnotica architettura delle inquadrature.
Il lavoro d’instancabile diffusione della cultura cinematografica che ha sempre caratterizzato il Bergamo Film Meeting non è mancato anche quest’anno, con proiezioni in copie di grande qualità o restaurate di capolavori del passato, come nell’omaggio dedicato alla grande attrice Lauren Bacall, di cui si sono (ri)viste pellicole intramontabili come Acque del sud e Il grande sonno di Howard Hawks, ma anche L’isola di corallo (John Huston), Come sposare un milionario (Jean Negulesco), Come le foglie al vento (Douglas Sirk). E poi altre perle cinefile nelle diverse sezioni del festival: la guerra fredda della Guerra dei mondi di Byron Haskin, il noir Crisantemi per un delitto di René Clément, gli omaggi a Kira Muratova ed Ermanno Olmi e la sonorizzazione dal vivo del rarissimo L’Inferno (1911) di Francesco Bertolini, Giuseppe De Liguoro e Adolfo Padovan, primo film muto italiano in cinque bobine, artisticamente ispirato al poema dantesco.
Tra i momenti più commoventi del Festival, la proiezione del cortometraggio 18 marzo di Beppe Manzi, rievocazione dei giorni foschi della recente pandemia e, in particolare, data di quella cupissima litania funebre dei camion dell’esercito italiano che trasportarono fuori città le bare delle vittime di Covid di Bergamo che, come in un incubo ma reale, non riusciva più a seppellire i suoi morti. Un altro momento particolarmente sentito è stato il passaggio di consegne, ufficializzato proprio durante la cerimonia di chiusura del Festival, del direttore Angelo Signorelli, storica guida del Bergamo Film Meeting per quarantuno edizioni, che ha deciso di passare pubblicamente il testimone alle sue due giovani collaboratrici Annamaria Materazzini e Fiammetta Girola.
Per quanto riguarda le sezioni competitive, vincitore del concorso lungometraggi è stato Il prezzo del passaggio (Le prix du passage, Francia/Belgio, 2022) di Thierry Binisti, storia di una giovane madre single in lotta per difendere la sua indipendenza, anche economica, e che intreccia la sua vita con Walid, un migrante iracheno in cerca di soldi per passare la Manica e andare a vivere in Inghilterra. Esasperati dalle avversità, costruiscono una vicenda di solidarietà sullo sfondo della triste realtà dell’immigrazione clandestina. Il premio per la migliore regia va, invece, a Una tazza di caffè e un paio di scarpe nuove (Një filxhan kafe dhe këpucë të reja veshur, Albania/Portogallo/Grecia/Kosovo, 2022) di Gentian Koçi: racconta la vicenda di due gemelli monozigoti e sordomuti che, a causa di una malattia genetica, diventano progressivamente ciechi. Un originale lavoro, soprattutto sul suono e sul montaggio, oltre a una grande prestazione attoriale. Per la sezione di documentari “Visti da vicino”, premio ex aequo a Nessun posto è come casa (No Place Like Home, Norvegia, 2022) di Emilie Beck e La visita e un giardino segreto (La visita y un jardín secreto, Spagna/Portogallo, 2022) di Irene M. Borrego.